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La Lettera di Giuseppe Gati' a Peppino Impastato 25 maggio 2008

da 19luglio1992.com – 1° febbraio 2011
“Tra gli scritti di Giuseppe abbiamo trovato questa lettera incompiuta a Peppino Impastato scritta il 25 Maggio 2008.

È una bozza di un articolo destinato a “Qui Campobello Libera”, un giornalino fondato da Giuseppe con alcuni amici sulla scia di “Qui Milano Libera” e il blogger Piero Ricca, di cui sono usciti solo pochi numeri.
Questa lettera non è mai stata completata, nè pubblicata.
Quei puntini di sospensione siano per noi qualcosa a cui aggrapparci per continuare quello che Giuseppe ha iniziato, con il suo coraggio e la sua purezza.”

LETTERA A PEPPINO IMPASTATO

di Giuseppe Gatì

Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come Peppino, attivista contro la mafia…

Caro Peppino,
Sono passati ormai 30 anni dalla tua morte, dal giorni in cui salutasti la tua Sicilia.
Quanto la amavi questa terra eh? La amavi cosi’ tanto da sacrificare la tua vita cercando di poterla cambiare
Quante lotte, e quante volte coi denti stretti e I pugni in tasca ti sei “arraggiato” contro lo schifo che ti circondava.
Non so se da qualche parte hai visto quello che hai lasciato, quanto altro sangue è scorso dopo il tuo, quante mogli rimaste vedove, e quanti bambini diventati orfani.
La Mafia ha continuato a mietere altre vite dopo la tua, anche se adesso si è “ammodernata” anche lei.
I mafiosi non vanno piu’ in giro con la coppola e I baffetti, ma indossano giacche a doppiopetto e qualche volta occupano addirittura ruoli istituzionali, oppure fanno eleggere amici e galoppini .

Ah scusami! Con la fretta ho dimenticato di presentarmi, anche io come te mi chiamo Giuseppe, e con un gruppo di amici ci siamo “amminchiati” come te, a voler fare qualcosa per vedere le cose girare nel verso giusto.
Siamo stanchi di vivere, anzi di sopravvivere tra compromessi, favoritismi, raccomandazioni e “buone parole”.
Certo potresti dire che anche tu sei stanco, ma di sentire sempre le stesse cose da giovani ventenni, che credono di poter cambiare il mondo, ma che alla fine si adegueranno a questa societa’.
Oggi come allora, chi alza un po di piu’ la testa, viene etichettato come comunista, anarco insurrezionalista, no global, appartenente ad un non ben definito centro sociale o meglio ancora terrorista.
Ma ritorniamo alla situazione attuale del nostro paese.
Dopo la tua morte, qualche “illuso” magistrato, si era messo in testa di fare il suo dovere (e perche’ mai poi?), osando addirittura insinuare che tra mafia e politica esistesse un certo connubbio (che idiozia!), finendo le loro indagini tre piedi sotto terra. A fargli compagnia, si unirono anche giornalisti (che avevano la presunzione di fare nomi e cognomi del malaffare), imprenditori (vergognosamente rifiutati di pagare il pizzo), normali cittadini (con un’insensata voglia di legalita’ e giustizia).
Non ti preoccupare comunque, non va mica cosi male di come potresti pensare?!
Oggi I magistrati non vengono piu’ fatti saltare in aria, ma vengono ridicolizzati, screditati, ed infine trasferiti; le bocche dei giornalisti, tappate dai loro stessi direttori o editori perche’ non si puo’ certo parlare male dei cosiddetti “poteri forti”; il singolo cittadino non viene piu’ messo al corrente dell’approvazione di certe leggi…

Giuseppe Gatì

tratto da:
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/32733/48/

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