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“Nunca mas” incontro con Taty Almeida

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Giovedì 10 aprile il Collettivo di giurisprudenza ha organizzato un incontro con Ugo Zamburru, presidente di Arci Torino, e Taty Almeida, una delle “Madres de Plaza de Mayo – Linea Fundadora”, associazione di madri di desaparecidos argentini che dal 1977 lotta per avere la verità sui loro figli.

Per comprendere a pieno il fenomeno dei desaparecidos è necessario, come afferma Ugo Zamburru, conoscere il contesto storico di quegli anni (’70). Infatti mentre in Italia si assiste alle lotte di classe, al terrorismo e alle stragi di stato, in quel periodo in Argentina si sta tentando di porre in essere tramite un colpo di stato una strategia postliberista che avrebbe dovuto poi essere applicata, date le somiglianze economiche, anche nel nostro paese: a prova di ciò vi è il fatto che Licio Gelli frequentasse la Esma di Buenos Aires (il più grande e attivo centro di detenzione illegale e tortura delle persone scomode al regime della giunta) ai tempi di Videla.
Molte sono anche le imprese che hanno partecipato in quegli anni a perpetrare i crimini del regime, ad esempio la Dalmine, ditta italiana a partecipazione statale, possedeva uno stabilimento in Argentina dove negli scantinati c’era un lager clandestino, la Mercedes e la Renault denunciavano al regime i dissidenti politici all’interno delle loro fabbriche i quali poi diventavano desaparecidos, tra le varie industrie sotto inchiesta per i crimini di quegli anni risulta pure la Fiat a riprova della collusione dell’Italia con il regime argentino.

Chi è Taty Almeida? E’ una signora argentina di 83 anni madre di tre figli, come ama ripetere anche se il secondo, Alejandro Martin Almeida, è desaparecido dal 17 giugno 1975 per mano del gruppo paramilitare anticomunista “la tripla A” (Alianza Anticomunista Argentina).
Alejandro era un ragazzo di ventanni, lavorava e studiava ed era un militante politico, anche se questo non lo disse mai a sua madre per proteggerla. Quando non lo vide tornare a casa Taty cercò fra le sue cose per avere sue notizie e scoprì un’agendina di 24 pagine dove scrisse 24 poesie, una per pagina, e una di queste era dedicata proprio a Taty

Se la morte
Mi sorprende
Lontano dal tuo ventre
Perché per te
Noi tre siamo ancora dentro di te;
Se mi sorprende
Lontano dalle tue carezze
Di cui ho tanto bisogno;
Se la morte mi abbracciasse forte
Come ricompensa
Per aver amato
La Libertà,
E i tuoi abbracci allora
Solo stringeranno ricordi,
Pianti e consigli
Che non ho voluto ascoltare,
Vorrei dirti mamma
Che una parte di quello che sono stato
Lo ritroverai
Nei miei compagni,
L’ appuntamento di controllo,
L’ ultimo,
Se lo sono portati via loro,
I caduti, i nostri caduti,
Il mio controllo, il nostro controllo,
E’ in cielo,
e ci sta aspettando;
Se la morte
Mi sorprende
In questo modo così amaro,
Ma onesto,
Se non mi lascia il tempo
Per un ultimo grido
Disperato e sincero,
Lascerò il respiro,
L’ ultimo respiro,
Per dire
Ti voglio bene.

In quegli anni (1974-75) l’Argentina era sotto la presidenza di Isabel Peron (moglie del dittatore Huan Domingo Peron) e alla guida c’era un governo formalmente eletto in modo democratico, ma fu proprio in quegli anni che ha inizio il terrorismo di stato e i primi desaparecidos per opera della Tripla A, organizzazione fondata in quegli anni dal segretario personale di Juan Domingo Peron, Jose Lopez Rega.
La situazione politica era alquanto instabile, si stava preparando il golpe che nel marzo del 1976 portò al potere Videla, si contavano già 1500 desaparecidos e dei 600 lager clandestini diffusi su tutto il territorio ben 3 erano già attivi prima dell’avvento della dittatura. Proprio per questi crimini, è cronaca di questi giorni, l’Argentina ha fatto richiesta di estradizione di Isabel Peron alla Spagna.

Giovedì 30 aprile 1977 quattordici madri, guidate da Azucena Villaflor de Vincenti, andarono in Plaza de Majo a Buenos Aires davanti alla Casa Rosada, sede del governo per chiedere ingenuamente di poter parlare con Videla per sapere che fine avessero fatto i loro figli, molte erano convinte che fossero ancora vivi, non si conosceva ancora la parola desaparecidos. Dato che in quel periodo era stato dichiarato lo stato d’assedio non si poteva camminare assieme nella piazza in più di tre persone, allora loro si misero a due a due e da quel giovedì 37 anni fa tutti i giovedì le Madres de Plaza de Majo si ritrovano lì davanti per chiedere giustizia e verità per i loro figli.

Taty ha impiegato molto tempo prima di entrare nel gruppo delle madri di Plaza de Majo poiché la sua famiglia era composta tutta da militari e profondamente antiperonista, proprio per questo nel 1976 quando ci fu il golpe di Videla lei era convinta che fosse una fortuna perché finalmente si era fatto cadere Peron il quale credeva fosse il responsabile della scomparsa di suo figlio Alejandro.
Afferma che da quel 17 giugno 1975 lei non è più la stessa, ama ripetere: “Alejandro ha partorito una nuova Taty Almeida”, una donna che ha imparato a lottare per la verità e la giustizia e che nonostante i suoi 83 anni ancora ha la forza e la vitalità che le permettono di girare il mondo per raccontare la storia di suo figlio.

L’associazione ha 37 anni e nel tempo ha subito varie delusioni, conquiste e lutti. Nel dicembre del ’77 tre madri tra cui la fondatrice Azucena vennero sequestrate, torturate e poi buttate nell’oceano vive con uno dei tanti “voli della morte”. Non subito vennero ascoltate, anzi all’inizio furono schernite e soprannominate le “locas de Plaza de Majo”, ma come afferma Taty loro erano sì pazze, ma pazze di dolore, rabbia e impotenza che però si trasformò in amore per i loro figli e nella continuazione della loro lotta.
Nel 1981-2 finì la dittatura e grazie alle testimonianze dei sopravvissuti esse seppero che i loro figli non erano più vivi, ma politicamente li ritengono “detenudos y desaparecidos” finchè non verrà detta loro tutta la verità.

La loro lotta si basa su tre pilastri: Memoria, Verità e Giustizia.
Memoria perchè un popolo che dimentica il suo passato rischia che si ripeta di nuovo.
Verità vuol dire sapere dove sono tutti e 30 mila i loro figli per dar loro una tomba dove piangerli.
Giustizia va intesa come giustizia legale, è ben diversa dalla vendetta come amano spesso ricordare.

Nel 1983 arrivò il primo presidente argentino democraticamente eletto: Alfonsin. Instaurò una commissione d’inchiesta, sovrannominata “Nunca mas” -“mai più”-, che fece processare da tribunali civili e non militari i militari per i crimini commessi. Purtroppo la situazione politica nel paese non era ancora stabile infatti per reazione agli arresti e agli ergastoli nel 1987 dei militari occuparono il parlamento, costringendo il presidente a emanare due decreti salvamilitari così che non furono processati.
In Argentina non si potevano quindi fare più processi, ma in Francia, Spagna e Italia sì e molti militari vennero condannati in contumacia, con conseguenze nulle poiché non potevano essere estradati all’estero essendo già stati assolti in patria.
Infine il presidente dopo, Menem, fece un indulto finale per salvare i pochi che in quegli anni erano andati in galera.
Nel 2003 finalmente il presidente Nestor Kirchner, grazie alla lotta delle madri, assunse la politica dei diritti umani come politica di stato e ripartirono grazie a nuove leggi i processi: 521 sono i genocidi condannati, più di mille i processati fra militari, clero, impresari, medici, etc.

LINK UTILI:

http://www.24marzo.it/index.php?module=pagemaster&PAGE_user_op=view_page&PAGE_id=139

http://www.giannimina-latinoamerica.it/612-ernesto-sabato-peccato-per-quei-qdue-demoniq/

http://it.m.wikipedia.org/wiki/Nunca_m%C3%A1s

http://it.m.wikipedia.org/wiki/ESMA

http://it.m.wikipedia.org/wiki/Juan_Domingo_Per%C3%B3n

http://it.m.wikipedia.org/wiki/Isabel_Mart%C3%ADnez_de_Per%C3%B3n

http://it.m.wikipedia.org/wiki/Jorge_Rafael_Videla

http://it.m.wikipedia.org/wiki/La_notte_delle_matite_spezzate

 

 

Dario Colella

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