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Corteo 28 Ottobre 2008

Difficile ricordarne altri così. Un corteo auto organizzato enorme, quasi 7000 persone, che attraversa le strade del centro città. Un corteo rumoroso e vivace, che si ingrossa a poco a poco, e che più prende corpo e occhi e mani e braccia, più ci crede. Crede in se stesso e nella sua mobilitazione contro la scellerata legge 133 e il ddl 137, contro la svendita a buon mercato dell’istruzione pubblica, contro il maestro unico e il 5 in condotta.

“Giù le mani dall’Università”, “Se l’università diventa fondazione, tutta l’Italia in mobilitazione”.Gli slogan iniziano a rimbombare dentro le strade e le piazze di una piovosa Torino a partire dalla Palazzina Einaudi, sede delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, e raggiungono verso le 18.30 lo spiazzo davanti le scalinate di Palazzo Nuovo, occupato da orami più di una settimana.

Gli striscioni e gli ombrelli coprono le teste bagnate dei manifestanti, già in migliaia alla partenza del corteo che sbarca immediatamente sul ciottolato di via Po. Si prosegue in Piazza Carlo Alberto, dove gli studenti di Scienze MFN, Agraria e Veterinaria si aggiungono al serpentone, che non sembra avere paura dell’incessante pioggia che cade.

Non si arrestano gli slogan, i fischietti, i camici. Ognuno a suo modo e sempre tutti insieme, come del resto sono le caratteristiche di questa mobilitazione che è riuscita a riunire e conciliare posizioni anche molto diverse.

La camionetta del dj set e lo striscione “Tutta l’università contro la riforma”, che occupa la strada da un lato all’altro, aprono la via all’onda di studenti che si dirige verso Piazza San Carlo, raccogliendo anche i collettivi di Economia e Medicina.

Alla volta di corso Vittorio Emanuele, poi. Gli automobilisti vengono fermati, si cerca di informare, di far capire. “Non lasciateci soli, ci vogliono rubare l’istruzione pubblica e anche il nostro futuro”. C’è chi strombazza, chi sorride, chi applaude. C’è chi guarda incuriosito.

Il corteo si ingrossa e raggiunge dimensioni davvero non attese quando anche gli studenti dell’Assemblea No Tremonti, ovvero del Politecnico, raggiungono i loro colleghi in strada.

Tanti gli interventi dalla camionetta che avanza a stento, cercando di non investire la folla che cammina piano: docenti, studenti, ricercatori, dottorandi. All’unisono ribadiscono il NO alla 133, ormai legge dello stato, approvata in agosto per evitare ciò che invece sta accadendo lo stesso.

Il ministro Gelmini, come svelato da alcune indiscrezioni, non sarà presente all’Unione degli Industriale per la presentazione del libro sulla meritocrazia. Lei non c’è, ma gli studenti si.

Pronti a presidiare e esprimere il loro dissenso in modo univoco e fermo. In sostituzione della ministra, un fantoccio in tailleur castigato si mette in bella mostra davanti ai clic dei fotografi.

Dopo il presidio davanti all’Unione degli Industriali, il corteo si dirige verso Piazza Castello, luogo in cui incontrerà il Coordinamento dei genitori che sta manifestando con una fiaccolata, e poi termina davanti a Palazzo Nuovo.

Gli studenti rientrano nella sede delle facoltà umanistiche umidi, stanchi e soddisfatti. C’è la fila alle macchinette che distribuiscono bevande calde, come sempre. Ma questa volta quella fila parla, sente insieme e impara. Perche, forse, è proprio questa l’università che vogliamo.

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