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MAFIA E FACEBOOK

Dal 5 gennaio, è possibile visualizzare navigando nel sito di Repubblica l’ articolo “O noi o loro”, in migliaia contro i gruppi pro-Riina.
Scrive Salvo Palazzolo: “ll popolo di Facebook si mobilita contro le pagine (in aumento) che mitizzano i mafiosi siciliani Riina e Provenzano. Dal quartier generale del social network, a Palo Alto, California, hanno fatto già sapere che non scatterà alcuna censura. Ma dopo le polemiche dei giorni scorsi, soprattutto dopo la decisione dei vertici di Facebook di rimuovere le foto che ritraggono donne mentre allattano al seno, la protesta si è organizzata. Sono già cinquantamila gli utenti che hanno raccolto l’appello di pagine come “O noi o loro, 100mila firme contro la mafia on line“, “Fuori la mafia da Facebook“, “No alla mafia sui social networkoppure “A noi la mafia fa schifo“.
[…]Salvatore Borsellino, il fratello del giudice assassinato per ordine di Riina e Provenzano, ha un’idea ben precisa su quanto sta accadendo. Dalle pagine di Repubblica.it ha lanciato un allarme: “E’ in atto una campagna di disinformazione per delegittimare i magistrati, ma anche tutti coloro che cercano la verità sui misteri di Riina e Provenzano. Ci sono messaggi – spiega Borsellino, animatore del sito www.19luglio1992.com – che tentano di mettere in discussione sentenze già passate in giudicato. Non dimentichiamo che uno dei progetti principali dei padrini è ormai da anni quello di ottenere la revisione dei processi. Credo che su Facebook stiano operando agenzie ben precise di disinformazione. Agiscono dietro le foto e le identità di giovanissimi, ma non sono tali”.

La protesta antimafia su Facebook prosegue. In centinaia si sono già iscritti alle pagine dedicate ai boss. E hanno postato i loro messaggi. C’è chi scrive soltanto “Onore a Falcone e Borsellino”. E chi mette addirittura in rete pagine di libri e sentenze, per spiegare chi sono stati veramente Riina e Provenzano.

Rita Borsellino, la sorella di Paolo, rilancia la protesta: ” Verrebbe la tentazione di dire, mi tiro fuori dal social network, invece bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto. Sono loro che devono andarsene, non noi“.
La questione censura dei gruppi pro-mafia su Facebook è complessa e può creare confusione nelle riflessioni d’ ognuno, soprattutto per chi come me da un lato condanna la mafia in ogni sua forma ed essenza, dall’ altro ritiene la censura “della parola” rarissimamente giustificabile, specialmente nel contesto ancora particolarmente libero di Internet (con tutti i vantaggi e gli svantaggi che in generale questo comporta).
Tuttavia mi soffermo col pensiero sui parenti in vita delle vittime di mafia, sulle vittime di mafia stesse, su ciò che di negativo essa genera a molteplici livelli, su quello che della mafia tocca e riguarda me in prima persona, anche se per qualcuno sono estraneo al fenomeno perché vivo al nord. A conti fatti, tocca e riguarda chiunque e ovunque. A questo punto, senza sinceramente essere arrivato allo scioglimento del mio dubbio teorico, credo che la censura di questi gruppi on-line sia concretamente giusta ed utile.
Il 7 gennaio queste parole: “[…] il procuratore Piero Grasso: “Non sono d’accordo per una censura del sito, oscurare non serve. Contro chi inneggia a quei boss bisogna scatenare una grande reazione civile. E sommergere quegli altri con una valanga di messaggi di segno contrario”. E’ un po’ quello che è accaduto. Più di 100 mila firme su Facebook per cancellare i “sostenitori” dei boss di Corleone. E altre 50 mila per gridare: “A noi la mafia fa schifo”. [ dall’ articolo Riina su Facebook: “Operazione della mafia” di Attilio Bolzoni, Repubblica.it, 7 gennaio 2009]”.
Lo ammetto, ho evidentemente ancora bisogno di riflettere, un pensiero è sicuro però: a me la mafia fa schifo.

Andrea Ceraso

1 Comment on “MAFIA E FACEBOOK”

  1. #1 @nto
    on Gen 18th, 2009 at 20:42

    E’ un argomento che ci tocca tutti, come giovani, come universitari, come persone attente alla comunicazione e all’educazione.

    Libera Piemonte ha preso posizione diversi giorni fa, da quella posizione è emersa una linea di azione presente proprio su facebook dove si ipotizza un reato di apologia di mafia. Posizione sottoscritta dal procuratore nazionale Piero Grasso.

    Interroghiamoci, confrontiamoci soprattutto con chi tra voi mastica di diritto, è una discussione da portare avanti! Che ne dite?

    Intanto riporto la posizione di Libera Piemonte sintetizzata nelle parole di Davide e il gruppo di facebook di cui sopra:
    Dubito fortemente che la strada sia questa (chiudere con intervento autoritativo da Paolo Alto i gruppi in questione). I gruppi su FaceBook sono rappresentazioni di realtà: non si cambia la realtà impedendo la sua rappresentazione. temo molto la possibilità di creare un “precedente” che giustifichi la censura. Io lascerei liberi anche i contenuti porno. Quando concepisci la censura una volta, è poi difficile tornare indietro. L’ordinamento giuridico, che è la stratificazione dei vissuti, prevede già alcuni limiti invalicabili: penso all’apologia di reato. Alla diffamazione a mezzo stampa. All’apologia del fascismo e del razzismo… Qualora si uscisse da questi limiti… allora.. In questi casi mi sento più positivista. Ma sono pronto a cambiare idea. Non mi stupirei di scoprire che dietro le vaccate più gravi (porno/pedofilia e mafia) ci sia proprio chi non vede l’ora di creare nuovi meccanismi di controllo del web (c’hanno già provato!). Meglio attaccare i siti sul terreno dei contenuti: metterli alla berlina, contestarli… O lasciarli soli.

    Il video relativo qui:
    E il gruppo di facebook qui

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