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QUESTO NON E' UN UOMO

Oggi su La Repubblica Adriano Sofri riscrive provocatoriamente la famosa poesia di Primo Levi, “Se questo è un uomo”.

In quelle poche righe Levi spiegava il senso del suo racconto e della sua esperienza di deportato; oggi, Sofri adatta quella poesia alla condizione dei migranti di Rosarno: migranti che prestano le loro braccia invisibili per riempire le nostre tavole e che ora cacciamo dai campi con rabbiosa follia. Dal Lager alla fabbrica abbandonata, il tema è lo stesso, secondo  Sofri: la scomparsa silenziosa e dolorosa di ogni umanità, cancellata da miseria e isolamento.

E, fa male ammetterlo, la realtà è proprio questa. Una realtà in cui l’immigrato che lavora e raccoglie le nostre arance perde ogni dignità, divenendo semplice strumento, da affittare per 20 euro al giorno e da dimenticare a fine raccolto. Da dimenticare ogni sera,  in realtà: l’immigrato c’è, ma non si deve vedere, non deve fare rumore, non deve cambiare nulla nello status quo, deve stare al suo posto e farsi colpire dai bastoni e dai fucili ad aria compressa, tanto negro è e negro resta, e chè, forse la vita di un negro vale quanto quella di un italiano?

Sono parole durissime quelle di Sofri, che fanno ribollire pensieri e parole nelle menti di noi che “viviamo nelle nostre tiepide case”: abbiamo davvero chiuso gli occhi di nuovo, dimenticando l’umanità in nome del lavoro, dei pomodori e del succo di arancia?

Un altro podgrom: quest’anno quindi tocca agli Africani. E il prossimo? In queste ore bruciano ancora le case abbandonate dove i lavoratori dormivano, vivevano, e la città di Rosarno è più che mai spettrale.

In questo paesaggio, le parole di Maroni stridono come gessi appuntiti: la rivolta prodotta da troppa tolleranza! Tolleranza è forse ciò che non esiste, qui e ora, nei confronti dei migranti. Se esistesse tolleranza non avremmo pacchetti sicurezza, reato di clandestinità, ronde e tutto il resto. Se esistesse tolleranza, l’integrazione degli immigrati non sarebbe discrezione del solo volontariato.

Non lasciamoli  soli, non lasciamo che la paura vinca.

Margherita Baldarelli





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