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I MEDICI DI DOMANI NON SEGNALERANNO I CLANDESTINI

tratto da www.lastampa.it

WWW.DIGI.TO.IT – MARCO LOMBARDO

Martedì 17 marzo si è svolto in tutta Italia il Noi non segnaliamo day, manifestazione voluta da diverse organizzazioni del mondo sanitario e giuridico schierate contro le modifiche richieste dalla maggioranza di governo al  Decreto Legislativo 286 del 1998, che permetterebbero ai medici di segnalare alle autorità i cittadini stranieri clandestini con cui sono venuti a contatto.
Ma cosa pensano a questo proposito i giovani che si stanno preparando a diventare infermieri, dentisti o medici? Digi.TO ha svolto una piccola inchiesta tra il personale sanitario di domani.

LE DIVERSE POSIZIONI
Il dibattito che è seguito all’annuncio di questa modifica legislativa ha portato al delinearsi di due posizioni: da un lato c’è chi sottolinea che si lascia comunque al medico la possibilità di scegliere, garantendo quindi il diritto della persona di essere curata; dall’altro si fa notare come, nonostante questa garanzia, la possibilità di essere denunciati potrebbe intimorire gli stranieri, che paura non si recherebbero più in ospedale o dal medico, con conseguenze preoccupanti.

LE OPINIONI DEI GIOVANI
Considerando l’eventualità che questa norma venga modificata, oggi o in un ipotetico futuro, Digi.TO quindi ha chiesto ai giovani torinesi, in primo luogo a studenti o i giovani laureati in Medicina e Scienze Infermieristiche, un’opinione in merito: cosa pensano di questa ipotesi di modifica della legge? Come si comporterebbero, avendo questa possibilità e trovandosi a curare un clandestino? Tutti i ragazzi a cui abbiamo fatto queste domande hanno risposto che non farebbero la “segnalazione”: ecco di seguito alcune loro opinioni.

RISCHI DI CONTAGIO
«Noi tutti operatori sanitari non siamo obbligati a denunciare, e non lo faremo, preferendo la salute della persona a tutto il resto – ci dice un giovane infermiere – curiamo la salute delle persone indipendentemente da chi essi siano, se stupratori, ladri, clandestini, o normali cittadini italiani». Sottolinea inoltre quali potrebbero essere le possibili conseguenze di questa modifica alla legge: «Non mi sembra “eticamente” corretto né razionale spingere un clandestino, per paura, a rinunciare a cure che potrebbero evitare possibili contagi, vedi tubercolosi, tra i “veri” cittadini italiani».

E IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE?
F. ha 22 anni e studia Lettere, ma la maggior parte della sua famiglia lavora nell’ambito sanitario. Ci racconta infatti: «Conosco  il giuramento di Ippocrate, pronunciato da medici ed odontoiatri, nel quale si afferma anche “giuro di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato”». Non trova giusto che questa norma venga modificata, non essendoci differenza tra un malato italiano e uno straniero e poiché «la denuncia potrebbe causare una perdita di fiducia, paura di essere espulsi e il sottrarsi a cure, controlli o semplici vaccini; può mettere in pericolo la vita di queste persone e, in casi particolari come per alcune malattie che da noi sono dichiarate debellate, anche quella di coloro che gli sono intorno».

NELLE MANI SBAGLIATE
E., 21 anni, frequenta invece il terzo anno di Medicina. A suo parere «i medici non sono Carabinieri o Poliziotti; sono al servizio dell’uomo in quanto essere umano, indipendentemente dal suo ruolo sociale, dal sesso e da qualsiasi altro parametro. Non guardano in faccia nessuno e non fanno distinzioni tra i propri pazienti, il loro unico scopo è la qualità di vita del malato che hanno di fronte». Anche per lei, per quanto sia vero che la norma toglierebbe un divieto e non imporrebbe un obbligo «il fatto stesso che ci sia la possibilità di denuncia sicuramente porterà molti clandestini a non rivolgersi al servizio sanitario per paura di incontrare un medico che si senta in diritto di denunciarli. Se mi trovassi nella condizione di dover scegliere – continua – non denuncerei un paziente clandestino, a meno che non si presenti con ferite da arma bianca o da fuoco, semplicemente perché in tal caso c’è obbligo di denuncia ai Carabinieri e questo vale per tutti». Tra le possibili conseguenze anche E. considera il rischio che una decisione simile porti alla diffusione di malattie, e sottolinea inoltre: «Ci sono molte infezioni perfettamente curabili, così come molte malattie, ma il paziente in questo caso non si rivolge al medico perché teme le conseguenze e così può ricorrere a contrabbandieri di farmaci, a medici improvvisati o opportunisti, e magari sbagliare cura. Non è più importante combattere il lavoro clandestino che andare a scovare gli irregolari negli ospedali?».

I giovani che hanno condiviso con noi la loro opinione hanno fino ad adesso espresso una forte preoccupazione per l’eventualità della modifica di questa norma. Aspettiamo però altri commenti a completamento, per approfondire le nostre conoscenze in merito a questa vicenda e conoscere tutti i punti di vista. Siete, quindi, tutti invitati a partecipare.

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