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ARRESTI: POLEMICHE E RIFLESSIONI

Son passati oramai 5 giorni dagli arresti, ordinati dal procuratore Caselli, che hanno visto coinvolti 21 ragazzi che hanno partecipato alla manifestazione del 19 maggio, in concomitanza con il G8 University Summit.

Giorni in cui Caselli è stato definito fascista e servo del potere, e in cui chiunque esprimesse solidarietà nei suoi confronti è stato marchiato come collaborazionista (significativo l’editoriale di infoaut: http://www.infoaut.org/articolo/caselli-e-mattiello-nemici-di-chi).

Giorni in cui tutti noi ci siamo interrogati sul senso di questa vicenda, cercandone una chiave di lettura che fosse coerente con i nostri principi e le nostre convinzioni.


Alcuni di noi hanno partecipato alla manifestazione del 19 maggio, e ricordano forte il senso di impotenza che ne è sgorgato: impotenza di chi scende in piazza perchè crede sia necessario manifestare il proprio dissenso di fronte a una farsa elitarista e irrappresentativa come il g8, e di chi però in piazza non può restarci, perchè il clima è troppo pesante e perchè le vaghe parole della costituzione sulla libertà di manifestazione sono immerse nella nebbia dei lacrimogeni. Impotenza di chi si trova di fronte a un blocco blu di corazze e manganelli, cui si contrappone un blocco nero di caschi e mazze.  Polizia vs manifestanti, a recitare quello che qualcuno ha definito “un copione già scritto” (si veda la lettera che abbiamo pubblicato sul blog dopo il 19 maggio: http://unilibera.liberapiemonte.it/2009/05/27/dopo-il-g8-universitario-una-lettera-aperta-allonda-anomala/). Una contrapposizione in cui chi crede fermamente nella non violenza non ha spazio, perchè è sceso in piazza senza plexiglass e senza caschi e passamontagna.

Da quella giornata ingloriosa- checchè se ne sia scritto- è nata un’indagine della procura. Ahimè ci sono foto e video che individuano alcuni fra i manifestanti a volto coperto nell’atto di lanciare pietre ed estintori contro la polizia. Ed è qui che sta il nodo: di fronte a questo quadro qualunque magistrato avrebbe fatto ciò che ha fatto Caselli, ovvero emanare ordini di custodia cautelare per evitare la “reiterazione del reato” nel g8 Aquilano. La custodia cautelare non è una condanna senza processo, è soltanto una misura preventiva – e nel processo le valutazioni potranno cambiare.

A questo punto allora cerchiamo di scindere il piano umano da quello giuridico.

Con molti dei ragazzi arrestati abbiamo condiviso, durante l’autunno, la lotta pacifica alle legge 133 e alla privatizzazione dell’Università. Con molti di loro siamo scesi in piazza, abbiamo discusso in interminabili assemblee e abbiamo dormito nelle facoltà. Per questo siamo umanamente colpiti per il dramma che stanno vivendo gli arrestati, fra i quali anche ragazzi giovanissimi, ai primi anni di Università. Questo però non toglie che noi continuiamo a non condividere quelle modalità della piazza: lanciare pietre o coprirsi il volto con un passamontagna non è la soluzione, secondo noi. Non è la nostra strada. Chi decide, diversamente da noi, di intraprenderla, e dunque di manifestare la propria rabbia con la violenza, deve avere la coerenza di accettarne le conseguenze. E dunque, di accettare gli arresti senza gridare alla repressione del dissenso e al fascismo diffuso.

Troppo facile attaccare Caselli che oggi è un servo del potere mentre quando processava Andreotti (prescritto, non assolto!) era un magistrato eversivo. Il Caselli della lotta al terrorismo e degli anni palermitani è lo stesso di oggi. Lo stesso magistrato che ora viene descritto  come una pedina nelle mani del governo è stato oggetto, nel non lontano 2005, di una legge “contra personam (http://it.wikipedia.org/wiki/Direzione_Nazionale_Antimafia#cite_note-0) che gli sbarrava la strada verso la Procura Nazionale Antimafia. Legge (dichiarata incostituzionale nel 2007) voluta dallo stesso Berlusconi, di cui ora Caselli sarebbe complice, e dettata dalla volontà di mettere i bastoni fra le ruote a un magistrato che ha sempre mostrato la propria indipendenza dal potere, rosso, nero o bianco che fosse. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al procuratore di fronte ai durissimi attacchi degli ultimi giorni.

In questi giorni si è creduto logico infangare anche il nome di Libera, come conseguenza degli arresti ordinati da Caselli. Ricordiamo a Infoaut e ai suoi sostenitori che Libera non si batte per sequestrare villette al mare, come viene affermato nel loro editoriale (http://www.infoaut.org/articolo/caselli-e-mattiello-nemici-di-chi).

Libera si batte per un’Italia libera dalle mafie.

Libera attacca la mafia nel suo lato più vulnerabile, quello economico; sostenere che lo faccia per arricchirsi e fare “racket sul racket” (si vedano le parole di infoaut) è assolutamente inaccettabile, oltre che profondamente stupido. Parlare di “associazioni di paraculi” ci sembra tanto offensivo quanto miope.  Libera non è questo: suggeriamo ai redattori di Infoaut di farsi un giro a San Giuseppe Jato, a vedere i vigneti confiscati alle mafia e ora gestiti dalla cooperativa di Libera Terra “Placido Rizzotto”; li invitiamo ad andare a Polistena e conoscere Antonio, della cooperativa Valle del Marro, per vedere quanta terra e sudore ci siano nei suoi occhi.

Per questo esprimiamo la nostra solidarietà a Libera, e ai suoi membri duramente attaccati in questi giorni. Siamo convinti che l’impegno quotidiano di chi la fa vivere ogni giorno non abbia bisogno di spiegazioni, nè di giustificazioni. Siamo quindi particolarmente vicini a Davide Mattiello, le cui parole (pubblicate ieri sul nostro blog: http://unilibera.liberapiemonte.it/2009/07/11/non-basta-dire-banzai/) hanno destato tante polemiche.

Continuiamo a credere in un modo non violento e intelligente di manifestare. Continuiamo a credere che un altro mondo è possibile.


Unilibera


9 Comments on “ARRESTI: POLEMICHE E RIFLESSIONI”

  1. #1 antonio
    on Lug 15th, 2009 at 12:15

    ragazzi miei vi dedico una frase che ripeteva spesso il bidello della mia scuola:

    “beati voi che non capite niente”

  2. #2 chibuz
    on Lug 15th, 2009 at 14:13

    Ho sempre acquistato i vostri prodotti, sono venuta due volte alla giornata nazionale contro tutte le mafie, non verrò mai più, smetterò di comprare i prodotti Placido Rizzotto compreso, e chiederò a chi mi è vicino di fare altrettanto, documentando con i vostri scritti e con quelli che menzionate voi, per completezza d’informazione.
    Anche voi dovete assumervi le vostre responsabilità, come l’Onda ha fatto e come hanno fatti gli arrestati, che non sono andati a piangere da nessuno.
    Sono delusa e senza parole, non riesco più ad avere stima del vostro lavoro, mi dispiace molto scrivere queste righe, credetemi.

  3. #3 celaale
    on Lug 15th, 2009 at 21:10

    mi dispiace leggere questi commenti. ma mi pare che quello che li ha scatenati sia stata proprio una assunzione di responsabilità e un voler prendere posizione, che ha portato alla pubblicazione di queste parole. perciò si tratta di nuovo di assumersene la responsabilità…nella tranquillità di aver detto ciò che si pensa.

  4. #4 Edoardo Tenani
    on Lug 15th, 2009 at 21:24

    Sono spiacente di dissentire. Il compito di un magistrato è di far rispettare la legge, che siate d’accordo o meno. Dopo le lotte di Caselli contro il terrorismo e contro la mafia, dopo le sue denuncie delle collusioni e delle infiltrazioni mafiose in politica, definirlo “servo dello stato”, come si legge nel comuniato di infoaut, è un insulto inaccettabile e ridicolo. Noi “non capiremo niente”, ma voi siete piuttosto disinformati. Se aveste parlato con Caselli o con sua moglie, se aveste letto il libro in cui descrive gli anni di scorta a causa della correttezza del suo lavoro, certe idee non vi verrebbero nemmeno in mente. Purtroppo, evidentemente, vi siete fermati a comprare i prodotti di libera o partecipare alle grandi manifestazioni, pensando così di svolgere la vostra parte attiva nella lotta alle mafie, ma probabilmente bisogna ancora spiegarvi cosa significa LOTTARE CONTRO LA MAFIA. Probabilmente ascoltare certe persone al posto di attaccarle indiscriminatamente, vi farebbe capire qual’è il significato della lotta alla mafia.

    Se dovete curare i vostri interessi siete liberi di farlo come chiunque, ma non date la colpa a chi lavora con impegno e dedizione se infrangendo le leggi si viene poi arrestati… “Purtroppo”, per quanto manchevole, in Italia una legge esiste ancora. E se ci sono stati errori, si può escludere che Caselli si comporti come il suo fantomatico “padrone”, ammettendo invece l’errore. ma questo è ancora tutto da dimostrare…

  5. #5 Salvo
    on Lug 16th, 2009 at 16:31

    Sono contento di dissentire verso i primi commenti, il mio dissenso arrivi per più motivi:

    Non capisco innanzitutto perchè un piccolo gruppo di persone che agisce in modo autoritario e testardo, portando avanti i propri metodi violenti nelle manifestazioni studentesche e disinteressandosi della contrarietà a tali metodi comune alla maggioranza degli studenti e delle associazioni studentesche pretenda che questi, una volta “successo il casino”, diano appoggio.
    Che ognuno si prenda le sue responsabilità, avete detto bene. E allora, chi decide per conto proprio di usare la violenza nelle manifestazioni studentesche si prenda anche la responsabilità di quel che fa senza elemosinare appoggi da una parte o dall’altra. Non mi piace questo prendersela con chi non la pensa come voi e che per soltanto per questo viene da voi affiancato ad un non ben definito sistema, di cui soltanto voi sareste gli antagonisti. Già, antagonisti, troppo facile ricordarvi i tanti esempi di chi l’antagonismo l’ha portato avanti pacificamente senza trasformarlo in vandalismo urbano. Troppo facile farvi l’esempio del giovane Peppino Impastato, che da antagonista ha fatto molto più rumore di voi senza andare a imbrattare i muri delle case altrui e senza assaltare mai la polizia armati di bastoni, fumogeni, caschi e magari un passamontagna per nascondere il volto, gesto non proprio tipico di chi si descrive capace di prendersi le proprie responsabilità.
    E poi scusate, ma anche nel condannare come anomalo l’arresto a scopo cautelativo di persone sospettate di reati, dimostrate di non esser bene a conoscenza delle cose. Basterebbe un giurista, un giornalista o anche un semplice cittadino a spiegarvi che l’arresto cautelativo è prassi utilizzata in tutti i tipi di reati e non arriva mai dopo un processo, ma prima. Come un sospettato rapinatore viene a scopo cautelativo arrestato per evitare che faccia altre rapine prima di esser giudicato, così chi è sospettato di scontri, lesioni e danneggiamenti può esser arrestato in modo cautelativo per evitare che all’Aquila possa fare altri danni (che poi paghiamo noi cittadini, mica voi). Quindi questo vittimismo che vi vede ostaggi di un complotto e di un’anomalia della prassi giudiziaria architettata appositamente per l’Onda non ha molte credenziali.
    La realtà è che questo vostro modo di operare contro il sistema non fa altro che favorire il sistema. La diffusione di notizie e immagini su danneggiamenti e scontri non fa altro che favorire chi ha interesse a screditare il movimento studentesco e ci dipinge agli occhi dell’opinione pubblica come un manipolo di violenti a prescindere.
    Ricordandovi che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico mi auguro, come penso la maggioranza degli studenti, che capiate le nostre motivazioni nel prender certe posizioni, nella speranza che anche voi portiate avanti, finalmente con metodi pacifici e civili, la battaglia comune a tutti noi: vivere in un’università e in un mondo più libero.

  6. #6 Serena
    on Lug 18th, 2009 at 18:33

    Con poca sorpresa, noto che l’editoriale di Infout non fa altro che ribadire la strategia di quei 21 tra ragazzi e ragazze condannati a scopo cautelare: agire e decostruire per mezzo della violenza, verbale o fisica che sia. Questi rappresentanti della “parte offesa”, mi domando, pensano che mostrarsi in pubblico a volto coperto armati di pietre sia utile ed efficace a far cambiare idea ai potenti che ci governano?

    Di questi tempi mi pare si sia diffusa una certa abitudine a prendersela con la magistratura: c’è forse una certa analogia tra chi si accanisce così spesso contro magistrati e pm? Forse che chi sta dalla parte del torto ha paura di sentirselo dire?

  7. #7 pensiero
    on Lug 19th, 2009 at 3:23

    Care studentesse e studenti di Unilibera Piemonte,

    i movimenti sociali sono una cosa pericolosa. Le loro potenzialità devono misurarsi con l’imperativo storico sempre uguale a sé stesso, da parte delle istituzioni ad essi contemporanee, di controllarli, incatenarli, disarticolarli, recuperarli. E’ pericoloso vivere i movimenti, sostenerne l’organizzazione, ampliarne le capacità critiche. Nell’autunno abbiamo espresso insieme il dissenso a una legge dello stato e occupato illegalmente l’Università. Anche se vi abbiamo incontrato più di giorno che di notte, quell’illegalità l’abbiamo scelta insieme, abbiamo contribuito insieme alla crescita di quella che i giornalisti hanno indicato ex post come l’onda buona, inconsapevoli che negli slogan contro la crisi covava inquietante un’onda piena d’avventura e di futuro, un’onda che sarebbe stata bollata come cattiva.

    Così sarete per sempre collusi con noi, i violenti, i paramilitari, gli anticostituzionali. Nulla varrà a liberarvi da questo marchio, nonostante il tono ansiogeno della vostra presa di posizione pubblica: siete colpevoli anche voi di avere creato l’onda e di tutto ciò che è seguito. Dovrebbero arrestare anche voi: avete collaborato con dei delinquenti, fianco a fianco, con la mano sulla spalla, abbiamo preso decisioni insieme; insieme abbiamo cantato il 30 ottobre e il 14 novembre: siete corresponsabili, complici consapevoli. Lo abbiamo sentito, qualcuno di voi ha anche parlato di rivoluzione, di un paese che non funziona, di una giustizia ingiusta; avete denunciato il progetto dello stato di farci perdere la cittadinanza stessa, attraverso la morte della cultura.

    Il paese della costituzione e della morte di ogni cultura è un paese strano, buio e oscuro. L’onda è assetata di futuro, e loro vogliono riportarci al passato. Gli studenti vengono incarcerati da poliziotti che sfondano le loro porte e quelle delle loro famiglie con le pistole spianate, e i poteri della città si sentono in dovere di solidarizzare con chi ha ordinato tutto questo, difendendolo per le accuse che gli ha rivolto la piazza. Oggi come un tempo il nome del vostro capo è in calce ai provvedimenti, e non per niente hanno chiamato tutto questo “rewind”: come già altre volte destra e sinistra, mafia e antimafia, governo e magistratura agiscono insieme contro chi non ha sponsor da far valere, se non le proprie idee. Pensate cosa avremmo pensato tutti quanti a ottobre, se ci avessero detto che una parte di noi sarebbe stata colpita da un “rewind”, e voi avreste dato la vostra benedizione!

    Ma non siamo arrabbiati con voi, ragazzi. Come si fa ad arrabbiarsi con voi? Siete troppo buoni, le faccine troppo pulite. Voi siete un’altra cosa, anche se, con noi, irrimediabilmente collusi. Voi siete i cocchi di mamma sinistra e papà dialogo con le istituzioni, gli idoli della stampa, la dimostrazione che c’è un’onda buona e un’onda cattiva; come farebbero senza di voi? (Eppure siete coinvolti.) Voi siete quelli che hanno sempre rispettato le regole, che a scuola credevano alle maestre che facevano propaganda antidroga, quelli che non frequentavano cattive compagnie, quelli che hanno imparato a rispettare la polizia. Bravi.

    Ora vi trovate in difficoltà: dal punto di vista umano ci volete bene, dal punto di vista politico ci volete dietro le sbarre. I trenta denari non ve li hanno dati, perché arriveranno a rate, sotto forma di carriera, amicizie utili, o anche solo una vita anonima dove si è sempre rispettato il bon ton della Torino che conta: rispettosi delle gerarchie, dopo che Mattiello ha sostenuto il povero capo attaccato dalle parole degli studenti, voi avete sostenuto Mattiello finito nell’aspra critica del web. Tutto quadra, o meglio non quadra davvero nulla: ma questo è il nostro ruolo di cattivi e anticostituzionali, non far quadrare un bel niente. Anche la retorica stantia con cui ri-sottolineate, a sostegno delle tesi del vostro capo, la nostra presunta “violenza” non è al riparo da qualsiasi dubbio: chi dispone della polizia e dei carabinieri con le loro pistole e i loro arsenali, chi sfonda le porte e mette in galera migliaia di persone sulla base della legge e della costituzione, non sa nulla della “nonviolenza”… Eppure con una forma di violenza voi siete collusi ben più profondamente, e ben oltre la vostra solidarietà al capo: nell’articolazione logica stessa dei vostri pensieri, dove meccanicamente si ripete, appunto, sempre l’identico. Atto illegale, dunque reato, quindi galera… Non fa una grinza. Non ha mai fatto una grinza, non fa una grinza ovunque nel mondo. Bravi, ragazzi.

    Allora sappiamo che morirete tutte e tutti da eroi dell’antimafia. Bene. Siamo già col fiato sospeso, speriamo che avvenga il più tardi possibile! Al servizio dell’unico Leviatano stato-mafia, che si servirà sempre della mafia dell’antimafia di stato, di logiche di cui non sapete nulla. (Ma ve le spiegheranno al momento giusto.) Bravi! Anche allora, i vostri assassini non vi odieranno: faccine troppo pulite, ragazzotti troppo buoni, i sempiterni amici della magistratura e della polizia, che ve lo diciamo a fare.

    Ma una cosa la dovete capire, almeno una cosa la dovete imparare. Le compagne e i compagni in carcere vi salutano e vi dicono che va tutto bene. Noi vi diciamo che siamo fieri di loro, che siamo tutti colpevoli, tutti sovversivi, tutti nemici delle istituzioni della mafia, della magistratura, della censura, della morte della cultura, tutti pronti a pagare il nostro prezzo.

    Sempre denunceremo l’ingiustizia della repressione, un’ingiustizia che non ha nulla a che fare con le logiche interne all’ordinamento giuridico e politico, ma con l’ordinamento stesso. Denunceremo sempre l’ingiustizia del mondo attuale e dell’Italia attuale, da destra a sinistra e ancora oltre, in pace e in guerra, durante la mobilitazione e sotto l’attacco della repressione.

    Ognuno sceglie la vita che ha scelto: noi preferiamo tener viva la cultura fuori dai faldoni degli atti giudiziari, preferiamo l’Università, le piazze, la grande città. Questo modo che hanno i tribunali di scegliere i colpevoli e di scrivere la storia, e soprattutto questa catena insulsa di baciamano torinesi, ve li lasciamo tutti.

    Magari chi oggi è stipato nelle galere disponesse dei vostri arsenali.

    Marco, Damiano, Francesco, Mauro, Alessandro, Luca, Mattia, Cecilia, Anton, Gianlu, Devil e Lorenzo
    Liber* subito! Liber* tutt*!

    Collettivo Universitario Autonomo

  8. #8 alby
    on Lug 20th, 2009 at 0:41

    oggi travaglio scrive che alcuni comunicati sembrano scritti da berlusconi…leggo frasi come “Un personaggio che ha fatto carriera sulla pelle dei movimento degli anni 70′, che hanno trovato anche lui come rampante magistrato piccista in carriera.”…a me queste ricordano alcuni deliri dell’estrema destra…

  9. #9 unilibera
    on Lug 29th, 2009 at 17:29

    Caro Collettivo Universitario Autonomo,
    continuiamo questo piacevole scambio epistolare solo per proporgli una fine, sperando di rivederci presto e di poter parlare di queste beghe di quartiere da persona a persona…perché, come dite voi, ci siamo conosciuti, abbiamo discusso, abbiamo agito insieme in alcuni di questi mesi di mobilitazione, e ci piacerebbe continuare a farlo. Senza che questo, che voi chiamate “essere collusi”, noi essere umani e credere nel dialogo, ci provochi alcuna crisi di coscienza.

    I movimenti sociali sono una cosa pericolosa. Ne siamo stati consapevoli tutti quest’anno, chi più chi meno, chi prima chi poi. Prendere una posizione lo è. Soprattutto se si è senza sponsor, come dite giustamente. E a fare quella mobilitazione c’eravamo anche noi, persone, senza sponsor di sorta. Appartenenti ad una realtà, come voi alla vostra, ma persone che agivano in nome proprio, senza padroni, né direttive, né strategie. Persone che sono sempre state pronte a prendersi le loro responsabilità…ma per le proprie azioni. Per i propri metodi. Per le proprie battaglie. Tutto qui.

    Occupare l’università è stata una di quelle scelte. Illegale o no che fosse farlo, chi di noi ha creduto in quella proposta e in quello strumento di lotta ha occupato. Non temete, non preoccupatevi per la nostra logica…colpa nostra, probabilmente, se ancora non è stata capita! Non crediamo che il legale sia buono per definizione…né tantomeno il contrario. Sappiamo riconoscere ciò che è oltre i pallidi carteggi parlamentari e le fredde aule di giustizia, ciò che scorre in quella grande città in cui anche noi tutti viviamo, ciò che scorre nelle vene e ci fa inorridire di fronte a divieti, reati, ingiustizie senza senso…o meglio, con un senso che grida alla disobbedienza! La battaglia per l’università, la battaglia contro le mafie, la battaglia che giustamente ricordavate per quel paese che non funziona e per quella giustizia ingiusta di cui abbiamo parlato in assemblea e di cui ancora parleremo. A voce alta. Senza paure…non ce ne vergogniamo mica!

    Ma con altri metodi. Sempre qui sta la differenza…oramai dovremmo averlo capito. E per noi è una differenza importante. Che forse anche i giornalisti hanno colto. Noi siamo orgogliosi dell’onda che abbiamo creato. Pur con tutti i suoi sbagli – che sono di noi tutti -, le sue innocenze, i suoi sbalzi d’umore. Non ci fate male dandoci dei colpevoli. Rispondiamo di quel che abbiamo fatto, rispondiamo di quel che è dipeso da noi, rispondiamo delle nostre azioni. Ma non di quelle degli altri da noi non condivise…che siano o meno sotto la stessa bandiera o, impropriamente ormai, sotto lo stesso nome.

    Che questo botta e risposta, però, non ci faccia perdere altro tempo! Le posizioni sono diverse, l’abbiamo capito, e non in questa occasione. Noi riusciamo a vivere con questa consapevolezza senza sensi di colpa, né odio per chi è altro da noi. Soprattutto se ci abbiamo condiviso esperienze, idee, voglia di futuro. Accettiamoci ragazzi, per come siamo, rispettivamente. Collaboriamo quando è possibile, non pretendiamo cose che non vengono spontaneamente dall’altra parte, non facciamoci i dispetti quando ciò che è più importante andare a contrastare sta ancora, inesorabilmente, davanti a noi. E ognuno si assuma la responsabilità di quello che fa. Senza creare complotti a posteriori. O attaccare chi reagisce. Quel giorno c’eravamo anche noi alla manifestazione…se avessimo scelto la vostra modalità di piazza forse Caselli avrebbe disposto l’arresto cautelare anche di uno di noi. E l’avrebbe fatto, ve lo assicuriamo, perché i baciamano non sono il nostro passatempo preferito. Il punto è che non gliene abbiamo dato motivo.

    Ciò non vuol dire che siamo felici di sapere ragazzi come noi in carcere, anzi vuol dire che siamo felici che siano tornati a casa! La solidarietà umana è oltre i giudizi, la violenza è tale chiunque sia ad utilizzarla. Quella “legale” – nel suo senso più formalistico e deteriore – della polizia e dei carabinieri con le loro pistole e i loro arsenali è quella che a volte sbaglia, altre esagera, ma è anche quella che troppo spesso paga con la vita per il contrasto di quel sistema – quello sì – che divora ogni giorno il futuro, le possibilità, il riscatto di questo nostro sempre più smemorato e incosciente paese. E anche quella violenza “legale” è messa in pratica da persone che, se la usano impropriamente, scelgono di farlo e dovrebbero, molto più di come purtroppo accade, assumersene la responsabilità. Lottiamo contro tutto questo ragazzi, ognuno come sa…che da fare ce n’è e di tempo meno! Non perdiamone altro a morderci la coda.

    Unilibera

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