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CASO PECORELLA. SAVIANO LO ACCUSA DI AVER INFANGATO LA MEMORIA DI DON PEPPINO DIANA

Sabato 01 Agosto 2009 19:40

Don Peppino Diana

di Furio De Felice

Gaetano Pecorella, berlusconiano, difensore di neofacisti e di esponenti della criminalità organizzata,  afferma che il movente dell’omicidio del sacerdote non è univoco. Esattamente il contrario di quanto statuito dalla Cassazione, che confermò la pericolosità del sacerdote per i boss casalesi.



ROMA – Monta la polemica contro Gaetano Pecorella da parte di Roberto Saviano e delle forze che si battono contro le mafie. Oggi l’autore di “Gomorra”, in un editoriale scritto per “Repubblica”, accusa il noto avvocato berlusconiano di aver diffamato don Peppino Diana, il sacerdote anticamorra ucciso dai boss il 19 marzo 1994.  In un’intervista al quotidiano on line “Articolo 21”, il legale, difensore dell’assassino del coraggioso sacerdote, dichiara che i moventi dell’omicidio sono diversi e non soltanto quello relativo alle coraggiose battaglie per la legalità condotte da don Diana. Dice Pecorella: “Io dico che tra i moventi indicati, agli atti del processo, ce ne sono tra i più diversi. Nel processo qualcuno ha parlato di una vendetta per gelosia, altri hanno riferito che sarebbe stato ucciso perché si volevano deviare le indagini che erano in corso su un altro gruppo criminale. E altri hanno riferito anche il fatto che conservasse le armi del clan. Nessuno ha mai detto perché è avvenuto questo omicidio, visto che non c’erano precedenti per ricostruire i fatti. Se uno conosce le carte del processo, conosce che ci sono indicate da diverse fonti, diversi moventi”.

Come appare evidente, una vera e propria diffamazione post-mortem. Scrive Saviano: “Proprio leggendo le carte si evince chiaramente che non è così, Onorevole Pecorella. Perché dice questo? È vero esattamente il contrario. Dalle carte del processo emerge invece che è tutto chiaro. E pure la sentenza della Corte di Cassazione del 4 marzo 2004 conferma che Don Peppe è stato ucciso per il suo impegno antimafia e per nessun’altra ragione”.

Pina Picierno, responsabile del Partito democratico per la legalità, osserva: “Le affermazioni dell’onorevole Pecorella su Don Peppe Diana sono di una gravità inaudita perchè gettano nuovamente pesanti ombre e sospetti infamanti su un uomo che ha dedicato la vita alla lotta contro la camorra. Don Diana è stato ucciso dalla camorra, verità accertata in sede processuale. Mettere in discussione questa verità ci riporta ai numerosi tentativi di delegittimare una figura diventata simbolo dell’impegno per la legalità”.

In molti chiedono le dimissioni di Pecorella dalla Commissione parlamentare per i rifiuti, settore dove evidentemente molti suoi autorevoli clienti hanno più di un interesse. Un appello alla mobilitazione è stato lanciato dal Comitato di don Peppe Diana, Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie e dall’Agesci campana.

“Invitiamo – si legge – le comunità locali, i sindaci, le istituzioni, gli insegnanti, i sacerdoti, i semplici cittadini, a far sentire la propria voce nei confronti di chi vuole riportare indietro i nostri paesi e riconsegnarli all’oblio della dittatura della camorra. Ci risiamo. Tentano nuovamente di buttare fango su don Peppino Diana. Stavolta il tentativo viene dall’onorevole Gaetano Pecorella, presidente della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti e avvocato difensore di Nunzio De Falco, colui che viene processato come il mandante dell’omicidio di don Giuseppe Diana e riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo nel processo di primo grado”. “L’onorevole Pecorella – prosegue la nota – a quindici anni di distanza dalla morte di don Diana, rilancia la campagna diffamatoria sulla morte del sacerdote mettendo in discussione la sentenza della Cassazione del marzo 2004 che ha confermato l’uccisone per mano della camorra, avvenuta il 19 marzo del 1994 nella sua chiesa a Casal di Principe, perché era diventato un simbolo della lotta contro i clan. Non conosciamo i motivi per i quali l’onorevole Pecorella rilancia questa campagna. Ma non ci meravigliamo più di tanto, perché questi sono tempi in cui i mafiosi vengono definiti eroi e coloro che si battono contro i poteri criminali e hanno dato la vita, vengono continuamente messi in discussione. Don Giuseppe Diana invitava i giovani e il suo popolo a ribellarsi alla dittatura armata della camorra. E lo aveva fatto sin dal 1991 con quel profetico documento ‘per amore del mio popolo’ nel quale sottolineava che ‘la camorra è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana’. E denunciava le collusioni con la politica”.

Articolo tratto da Dazebao

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