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L'INDIFFERENZA E' L'OFFESA PIU' GRANDE

Quello che ci troviamo a denunciare è un episodio cui non avremmo mai voluto assistere. Per la gravità del fatto e per l’importanza della persona che ne è stato involontario e sfortunato protagonista, riteniamo necessario informarvi di quanto è accaduto. Ci riferiamo ovviamente al trattamento riservato dall’UDU (Unione Degli Studenti) a Pino Masciari in occasione della sua visita a Torino.

Pino Masciari è un imprenditore edile calabrese che ha avuto il coraggio di denunciare i propri estortori, facendo nomi e cognomi di ‘ndranghetisti e politici corrotti, e per questa ragione, oltre ad assistere impotente alla distruzione delle sue attività ad opera della criminalità organizzata, dal 1997 è stato sottoposto, insieme alla moglie e ai due figli, a un programma speciale di protezione. Costretto a vivere lontano dalla sua terra, protetto a singhiozzo dalla scorta, senza alcuna possibilità di lavoro, i rischi cui ogni giorno va incontro sono altissimi, e ciò nonostante Pino continua a raccontare la sua storia in giro per l’Italia, senza permettere a nessuno di ridurlo al silenzio e senza cedere alle numerose intimidazioni di cui è stato vittima. La sua strenua opera di denuncia, insieme a quella di altre persone, ha portato all’istituzione, con la legge n. 45 del 2001, della figura del “testimone di giustizia”.

Nella giornata di lunedì 10 maggio Pino, invitato dall’UDU, avrebbe dovuto partecipare a due incontri pubblici con gli studenti, dei quali uno si sarebbe dovuto svolgere in mattinata nella Sala Lauree del Politecnico, e l’altro nel pomeriggio presso il Rettorato dell’Università di Torino. Arrivato direttamente da Scampia, Pino è stato ricevuto da un’organizzazione alquanto discutibile: nessun manifesto o volantino era stato affisso per informare gli studenti della sua presenza (nonostante numerosissimi fossero i manifesti elettorale dell’UDU, in vista delle attuali elezioni al CNSU); nessuno (salvo pochi membri dell’UDU) era stato messo al corrente dell’evento. La platea che l’ha accolto era composta da appena 14 persone. Il moderatore dell’incontro ha inoltre abbandonato l’aula poco dopo l’inizio del dibattito, e non vi è più tornato, lasciando Pino e i presenti senza parole. Avendo assistito a tutto questo, ci siamo sentiti in dovere di attivarci, pur non avendolo organizzato noi, perché l’incontro al Rettorato fosse sospeso. L’abbiamo fatto ovviamente per evitare di sottoporre Pino, già deluso dall’accaduto, a un altro spettacolo simile, il che avrebbe costituto – e non ci sembra un’esagerazione – un’ulteriore e imperdonabile mancanza di riguardo nei suoi confronti.

Ci sembra per lo meno scontato sottolineare quanto il rispetto dovuto all’esempio di Pino e di chi quotidianamente rischia la vita per proteggerlo siano parte fondamentale di quella rete di sostegno indispensabile a diffondere la cultura della legalità, cultura che Pino incarna e contribuisce a difendere nel modo più nobile. E noi crediamo che in un Paese come l’Italia, dove la lotta al crimine organizzato è soggetta perfino agli attacchi subdoli delle istituzioni, gli studenti non meritino di essere rappresentati da un’organizzazione che non riesce neppure a farsi promotrice di questa cultura o che dimostri di non comprenderne il valore.

Ci auguriamo che errori simili non vengano mai più commessi, soprattutto sulla pelle di persone come Pino, cui tutti noi siamo debitori.

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