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RACCONTARE PER NON DIMENTICARE

Ecco un direttore di telegiornale che va in onda a livello nazionale e il modo in cui  si pronuncia (dopo che lo aveva già fatto altre volte con gli stessi contenuti) su Roberto Saviano.

Di seguito un passaggio tratto dall’intervista a Carmine Schiavone, pentito del clan dei casalesi, a Il Tempo del 14 gennaio 2009.

“Nel ’93, quando mi sono pentito, lui era molto giovane. Io lo ringrazio per aver scritto Gomorra, perché ha svegliato delle coscienze. Però parecchi di quelli che parlano esaltando il suo lavoro fanno solo bla bla bla. Non vorrebbero elogiarlo, ma sono costretti dal rumore mediatico. Di Saviano non ho mai detto niente sul fantomatico attentato prima di Natale. La notizia è uscita da una clinica di Montefiascone, non da me. Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio. Ma oggi, ucciderlo per loro sarebbe farlo santo, e mica sono scemi. Succederebbe l’ira di Dio. Come la storia di mandare l’Esercito in Campania contro la camorra: ma che lo mandi a fare, i soldati rischiano pure che la malavita tolga loro le armi. I clan ormai stanno nascosti. I camorristi sanno che il più grande dolore e la più grande meraviglia durano otto giorni. Quando si tornerà alla normalità si farà di nuovo guerra.”

Come la storia insegna, il silenzio uccide coloro che sono impegnati a diffondere un certo senso civico che ci permetta di opporci alla dittatura armata della mafia,in questo caso della camorra.

Se ci lasciamo trasportare dalle parole del video è come se avessimo dato una mano a chi vuole morto Roberto Saviano, in quanto avremmo creato intorno alla sua figura quel silenzio necessario per eliminarlo senza che l’opinione pubblica s’indigni.

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