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'NDRANGHETA: BOMBA SOTTO CASA DEL PG DI LANDRO

Un segnale inequivocabile. L’ennesimo, inserito nell’ambito di una strategia, secondo gli investigatori messa in atto dalla criminalità organizzata calabrese per delegittimare l’operato dei magistrati di Reggio Calabria. Nel mirino questa volta il procuratore generale reggino Salvatore Di Landro.

Sicuro destinatario della bomba fatta esplodere questa notte intorno alle 2 davanti al portone della sua abitazione, all’interno della quale si trovava in compagnia della moglie.
La deflagrazione, fortunatamente, non ha provocato feriti, ma ha mandato in frantumi i vetri delle finestre della casa del magistrato, che abita in un condominio, e di altre abitazioni vicine. Causando gravi danni, ovviamente, anche allo stesso portone d’ingresso.

Cinque in tutto le famiglie che abitano lo stabile, posto nella zona residenziale di Parco Caserta, ma gli investigatori non hanno dubbi: l’intimidazione era diretta al magistrato.
Un episodio che segue quello del 3 gennaio scorso, quando davanti alla Procura generale di Reggio Calabria era stato fatto esplodere un ordigno di medio potenziale.
“Contro di me – ha commentato a caldo il procuratore Di Landro –  a partire dall’attentato a gennaio contro la Procura generale, c’è stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata”. Tra giugno e luglio scorsi, infatti, il magistrato, come altri colleghi, era rimasto vittima di un sabotaggio alla sua auto di servizio: qualcuno svitò i bulloni delle ruote una delle quali si staccò fortunatamente mentre Di Landro non era a bordo e il suo autista viaggiava a velocità ridotta. E’ evidente, ha aggiunto oggi il procuratore generale che “vogliono farmela pagare”, “per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato”.

Questa notte, sul luogo dell’esplosione, sono giunti immediatamente Carabinieri e Polizia di Stato, che hanno messo in sicurezza l’area, insieme al procuratore aggiunto Nicola Gratteri e al pm di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Danilo Riva. Con loro il questore di Reggio Carmelo Casabona e Diego Trotta, uno dei dirigenti della squadra mobile.
Secondo i primi accertamenti l’ordigno sarebbe stato confezionato con del tritolo e posizionato sulla soglia del portone d’ingresso dell’edificio che si affaccia direttamente sulla strada. Poi innescato da una miccia a lenta combustione.

 da ANTIMAFIADUEMILA.IT

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