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PROCURE VUOTE: SICILIA, VIAGGIO NEGLI UFFICI GIUDIZIARI DELL'ISOLA

Una Procura della Repubblica retta soltanto da un procuratore. Accade in Sicilia, a Enna e a Mistretta, ma non si tratta di casi isolati. Vista attraverso una lente d’ingrandimento la Sicilia presenta, insieme alla Calabria, il record di posti vacanti in relazione ai fascicoli pendenti. Nonostante i proclami del Governo, sul territorio siciliano, le forze a disposizione per la sicurezza, legalità e giustizia, vanno incontro a tagli e vuoti. Per quel che riguarda le procure è soprattutto la legge Mastella ad aver inciso drasticamente nelle assegnazioni dei posti vacanti e portato  alla situazione attuale.  ’Associazione nazionale magistrati ha prodotto un  dossier datato 2008 per denunciare al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, i numeri di questo disastro in termini di efficienza e di potenzialità, in particolare, nel contrasto ai reati di stampo mafioso. La risposta è stata flebile, soltanto alcune proroghe per venire incontro al vertiginoso calo delle risorse lavorative . E’ Enna, qualche settimana fa, a far registrare  il caso più eclatante: un solo procuratore rimasto per una scopertura totale del 75%. Ferrotti, 67 anni, 33 dei quali passati in magistratura – ha dichiarato: «spero solo di non ammalarmi»

A Palermo, città capoluogo, l’organico mancante in procura si aggira intorno 20 per cento. Ma la situazione è destinata ad aggravarsi perché nei prossimi mesi altri sostituti lasceranno l’ufficio. Lo scorso luglio aveva fatto sentire la sua voce in merito, proprio il procuratore Francesco Messineo chiedendo un potenziamento degli organici. «Alla procura di Palermo oggi mancano 18 sostituì procuratori su 64, il che crea una grossa difficoltà nel condurre indagini impegnative, perché i magistrati sono impegnati in altre attività che devono comunque essere portate avanti – ha affermato Messineo».  « Questa della Procura di Palermo, come in altre procure – ha concluso – è una condizione che limita le indagini e quindi costituisce un involontario, forse evitabile o forse no, aiuto alla criminalità organizzata che prova a beneficiare di queste condizioni di estrema difficoltà in cui versano le procure».

Ricordiamo che quella procura sta seguendo insieme a quella di Caltanissetta, le delicate indagini sulle stragi di Capaci e via d’Amelio. Due diversi tronconi, l’uno Palermo sul mancato arresto di Provenzano, l’altro a Caltanissetta sulla strage di via D’Amelio e il depistaggio, rendono complessa la gestione delle risorse se si parte già da organici carenti. A sottolinearlo, il procuratore Sergio Lari «la mancanza di magistrati – aveva detto – penalizza pesantemente la nostra attività. Sono costretto all’utilizzazione di magistrati delle Dda per le udienze ordinarie… non posso sollevarli dall’incarico, non posso programmare una turnazione». Dichiarazioni pesanti che fanno intuire quanto tutta la macchina giudiziaria sia in forte affanno e le durate dei processi, la rapidità dell’azione penale nell’interesse e tutela del cittadino, in realtà debbano fare i conti tutti i giorni, non con una idea di fondo, processo breve compreso, ma con la realtà dei numeri. La procura nissena, a fronte di 16 sostituti procuratori previsti, ne conta in organico infatti solo 11. E quella di Gela su sei previsti in organico, solo tre effettivi. Numeri sempre più piccoli della mole di lavoro che si apprestano a smaltire in tutte le province. Non va meglio nemmeno sul versante orientale, nell’altra grande città in cui la criminalità comune e organizzata incide fortemente: Catania. Qui si è da qualche settimana insediato il Procuratore capo, Fabio Scavone, che lascia la Direzione distrettuale antimafia di Catania, e arriva a sostituire Carmelo Zuccaro, procuratore aggiunto nel capoluogo etneo. Scavone resterà da solo in servizio fino al prossimo mese di aprile quando e previsto l’arrivo di due uditrici, provenienti una da Milano e l’altra da Catania.  Il sostituto procuratore Daniela Cento, ha da poco lasciato la Sicilia  per trasferirsi a Milano.

Stessa situazione nello Stretto. Nella provincia di Messina le situazioni più delicate si registrano fra Barcellona Pozzo di Gotto  e Mistretta, competenti rispettivamente sui due clan più attivi nella zona, i “tortoriciani” e i “barcellonesi”. Nella Procura di Mistretta lavora solo il procuratore Luigi Patronaggio, aspetta un sostituto che ancora non è stato nominato. Stessa difficile situazione a Barcellona Pozzo di Gotto, che può contare sul Procuratore Capo Salvatore De Luca e su due sostituti Francesco Massara e Michele Martorelli. Quest’ultimo lascerà Barcellona alla fine di settembre. Nuove assegnazioni di tre magistrati di prima nomina saranno effettive dalla primavera 2011 a fronte di 4500 pendenze di fascicoli noti su Barcellona Pozzo di Gotto. Ripartendo da Messina in direzione Palermo non va meglio a Termini Imerese, dove sulla carta dovrebbero esserci ben 9 magistrati ma nell’ufficio diretto da Alfredo Morvillo non hanno mai superato sei unità. Oltrepassando il capoluogo si arriva a Trapani. Qui nella Procura della provincia più impenetrabile d’Italia, come la definì in un suo articolo l’inviato di Repubblica, Attilio Bolzoni, lavorano oggi sette sostituti sugli undici previsti.  Alle quattro unità mancanti si aggiungerà acnhe il trasferimento del Procuratore capo, Giacomo Bodero Maccabeo. Nella stessa provincia, l’altra procura, quella di Marsala, guidata da Alberto Di Pisa, può contare su cinque sostituti a fronte dei sette previsti nell’organico.

Capitolo Agrigento. Qui il 22 settembre scorso è andata via il Pm Gemma Miliani, arrivata ad Agrigento nel 2004 ha ormai svuotato i cassetti della stanza che occupava in Procura e ha salutato i colleghi. Andrà a lavorare ad Arezzo, a pochi chilometri da Perugia che è la città in cui abita. Questo posto vacante segue a quello lasciato nel luglio scorso da Adriano Scudieri, trasferitosi al tribunale di Milano. Anche lui era arrivato nel 2004 e ad Agrigento si è distinto per l’attività sindacale, come segretario della sottosezione dell’Anm, l’associazione nazionale magistrati. In organico, alla Procura di Agrigento, quindi ad oggi, restano otto sostituti, cinque in meno rispetto a quelli previsti. Nella vicina Sciacca i posti vacanti relativi ai sostituti è clamorosamente del cento per cento. Assieme al procuratore Vincenzo Pantaleo, infatti, c’e soltanto Salvatore Vella, ma applicato dalla Procura di Palermo. Pantaleo spera di ottenere, in queste prossime settimane, un’altra applicazione prima dell’arrivo, previsto ad aprile del prossimo anno, di tre magistrati di prima nomina già al suo ufficio. Verso il vuoto si dirige anche la Procura di Siracusa dove da qui a novembre su 12 magistrati ne rimarranno sei circa.  Il grido d’allarme e già stato lanciato lo scorso inverno dal capo della procura di Siracusa Ugo Rossi che ha parlato di «pericolosa “fuga” dei pubblici ministeri e di rischio paralisi degli uffici». Le assenze hanno conseguenze ma anche cause. La principale è da ricercarsi nella Legge Mastella che vieta ai magistrati con meno di 4 anni di anzianità di svolgere le funzioni di pubblico ministero. Nel dossier che l’Anm ha inviato al Ministero di Grazia e Giustizia si legge: “emerge, anzitutto, con evidenza dai dati che esporremo la gravissima incidenza che l’applicazione dell’art. 2, comma IV, della Legge 30 luglio 2007 n.111, che ha introdotto il divieto di destinare i magistrati ordinari, al termine del loro tirocinio, a funzioni requirenti o giudicanti monocratiche penali, determinerà in relazione alla quasi completa scopertura delle Procure nelle sedi in esame. Nel prossimo quinquennio, infatti, la maggioranza dei piccoli e medi uffici requirenti cesseranno di contrastare in maniera efficace la criminalità locale per carenza di organico, e basti citare le Procure di Siracusa, Gela, Caltanissetta, Locri, Palmi”.

SCRITTO DA: NORMA FERRARA

TRATTO DA: LIBERA INFORMAZIONE http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=12520

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