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Poesia per l'Università…

Lasciamolo lì.
Chi?
Lo scolaro somaro.
Piuttosto,
l’Università è morta.

Che si faccia il funerale,
non vorremo negargli una degna sepoltura,
infondo si è anche battuta
non lo si può negare.
Già.

Un funerale,
evitando i suoi rituali forse,
ma sempre di corteo, terra e pala si tratta.
Qual è l’assurdità?
Non c’è infatti,

se qualcosa muore
viene sepolto
se considerato umano.
Una difficoltà?

Non esiste un quando
Quel giorno in cui l’utile luogo
ha perso la sua inutilità.
Poco importa
scoperto il cadavere.

Qual è il senso di uno studio critico
in una critica priva di senso ?
Al silenzio la loquacità.
E’ giusto così, il mondo è il migliore dei possibili,
tutto interpretato.

Si sta nella messa in scena
Non nella messa in causa
Chiediamo? Allibiti?
O forse invaghiti dalla possibile corte
dell’odioso regista.

Detto questo, è ancora lì, morta.
Che si assista all’autopsia
Si conoscono le cause?
Non abbastanza a pensarci
Bene o male che sia

Corpo mangiato dai vermi
Vorremmo conoscere il suo spettro, almeno
Nell’astrazione di questo mondo sarebbe concreto.
La verità è sogno, meno che sogno, fumo
Volante con lo spavento

Mentre dice al condizionale
Quel che direbbe
E quindi dice se si permettesse
E quindi si permette.
Cosa?

Due punti
Ancora non vi è chiaro?
Ma come può essere
Cosa dire ancora
Affinché vengano i becchini

C’è un funerale da celebrare
Non mancheranno
La gioia della fine, la tristezza dei ricordi
I discorsi di domani, le lettere di ieri
C’è un tale che può mancare.
Tu.

Fritz

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