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ONDA SU ONDA

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Li avevano definiti sovversivi e facinorosi. Avevano minacciato di mandare la polizia nelle loro scuole e nelle loro università. Guarda caso, a rilasciare queste dichiarazioni erano quei soggetti che proprio oggi sulle prime pagine dei quotidiani affermano che “Il parlamento è un organo inutile”.

Ma non sono riusciti a schiacciare la protesta studentesca che dopo l’autunno di lotta è tornata seppur con qualche difficoltà a far parlare di sè.

I risultati delle elezioni universitarie di Torino del 6-7 maggio, così come quelli di Pisa, Firenze, Cagliari, Siena e molti altri atenei italiani hanno smentito definitivamente i ministri Gelmini e Brunetta, dimostrando che gli studenti che hanno a cuore l’Università pubblica e il suo futuro non sono una sparuta minoranza rumorosa ma una larga maggioranza.

Il 6 e il 7 maggio, ad un mese esatto dalle elezioni europee e provinciali, la lista Studenti indipendenti legata ai collettivi nati con l’Onda autunnale ha letteralmente sbaragliato la concorrenza superando sia la destra sia il centro-sinistra e conquistando un’ampia maggioranza al senato e agli organi di facoltà.

In un contesto che ha visto l’aumento della partecipazione dal 10 al 14%, gli Studenti Indipendenti hanno concentrato la propria campagna elettorale sui temi del rispetto dell’ambiente, dell’ecosostenibilità e sulle altre forme di sviluppo economico non solo teoricamente, ma anche praticamente.


Un filo rosso o meglio verde che lega queste elezioni con l’altro grande banco di prova: il “G8 university summit”.

In occasione della riunione dei rettori delle università più virtuose del mondo, i collettivi universitari insieme ai futuri ingegneri “biodegradabili” del politecnico hanno organizzato lo “Sheerwood Camp” trasformando i giardini Ginzburg di fronte ai Murazzi in un grande forum a cielo aperto per discutere insieme sulle nuove forme di sviluppo economico e ambientale.


«Attraverso le riflessioni di questi mesi di mobilitazione abbiamo maturato la consapevolezza che l’attuale crisi economica sia sintomatica di una più generale degenerazione politica, sociale, culturale ed ambientale. Il sistema capitalista basato sullo sfruttamento ad infinitum delle risorse, del lavoro umano e dell’ambiente non è più sostenibile.

La recessione che sta colpendo tutti i “grandi” della terra ci racconta dell’assurdità di un paradigma economico fondato su una crescita infinita delle produzioni e dei consumi. E’ quel meccanismo ad essersi logorato. Il passaggio logico è semplice, elementare: viviamo in un pianeta finito che impone dei limiti fisici alla crescita economica».

Siamo ad un bivio: «O continuare a legittimare le scellerate logiche alla base delle nostre economie e quindi augurarsi prossimi rilanci della domanda, la ripresa dell’incremento del PIL, dei consumi, delle produzioni; oppure ribellarsi alla “dittatura” dell’economico ed uscire dall’attuale modello praticando un’altra economia che rimetta al centro la giustizia sociale, gli esseri umani ed i loro reali bisogni».

Durante le giornate al campeggio, i ragazzi hanno discusso si queste tematiche insieme agli universitari francesi, ai rappresentanti sindacali, ai sindacalisti, ai movimenti contro la privatizzazione dell’acqua, ai ragazzi di Libera e Legambiente e a professori universitari come Marco Revelli.


La domenica invece è andata in scena la Marcia della “Degna Rabbia”. In una città militarizzata dalle forze di polizia, un esercito di clown e studenti ha invaso le vie del centro con una modalità inedita per la nostra città. La clown army dello Sherwood ha messo in evidenza l’assurdità di una politica che decide di rispondere ai problemi sociali con la repressione e che utilizza la paura come strumento di governo, infischiandosene dei principi basilari della democrazia.

Indignazione e rabbia, dunque, ma non fine a se stessa.


«La nostraspiegano gli studenti è una rabbia degna perchè rompe con la condizione di vittima, perchè già contiene il desiderio di altro, di un mondo diverso, perchè dietro le grida e le barricate c’è altro, c’è la costruzione di altre relazioni sociali, la creazione di un altro fare, di un altro amare»

Scritto da Simone

Dal blog di Acmos

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